un puzzle ancora da completare

nella piccola stazione di un paesino di mare era salita una famiglia con tre bambini biondi.la loro pelle chiara era arrossata dal sole.probabilmente erano turisti provenienti dal nord europa.si evinceva dal loro aspetto e da come i piccoli viaggiavano composti in treno.mangiavano,leggevano,giocavano silenziosamente.ciascuno seduto al proprio posto.dal suo aveva intravisto il più grande dei tre,un bimbo con lo sguardo molto sveglio,tirare fuori dallo zainetto una scatoletta di cartone celeste come i suoi occhi.l’aveva aperta lentamente,sollevando il coperchio.e sempre adagio l’aveva capovolta sul tavolino per estrarne il contenuto:pezzettini colorati di un piccolo puzzle.bevendo dalla cannuccia un succo di frutta e scegliendo accuratamente le prime tesserine,il bimbo biondo aveva iniziato a comporlo.quando il treno aveva frenato bruscamente gli era caduto un pezzettino sul sedile.e un altro era finito a terra quando gli era passato accanto,di corsa,il controllore.ma lui,con la consueta calma,si era chinato a raccogliere quei pezzi e aveva continuato pazientemente a cercare il loro posticino,per incastrarli correttamente tra gli altri.lei sorrideva.perché quel bimbo biondo e calmo le suscitava simpatia.crescendo,pensava,sarebbe diventato un bell’uomo.biondo e calmo,come il principe azzurro delle favole.peccato che lei era sempre stata più attratta dai temibili mostri imbattibili e dai pelosi lupi cattivi!guardando il bimbo biondo e calmo ricordava che lei quando era piccola i puzzles li detestava.crescendo cambiamo un po’ ma gli aspetti più caratterizzanti di noi restano uguali.il puzzle è soprattutto un esercizio di pazienza.e lei non ne aveva mai avuta abbastanza.ancora adesso considerava proprio l’impazienza il suo peggior difetto.per avvicinarsi ai traguardi,aveva cercato invano di accorciare il tempo.per poi rendersi conto che,se non li aveva raggiunti,era proprio a causa del tempo,trascorso troppo velocemente.i puzzles non le erano mai piaciuti granché perché,dopo tanto tempo impiegato ad incastrare tutti quei pezzettini simili,il risultato finale era sempre lo stesso.prevedibile e scontato.tanto valeva,una volta finito,lasciarlo completo,incorniciarlo e appenderlo al muro.che senso aveva montarlo e rismontarlo ogni volta da capo?boh.era una roba che l’aveva sempre annoiata.a scuola poi,nelle scatole dagli angoli consunti,c’erano sempre solo puzzles incompleti,dai pezzi mancanti.se durante l’intervallo non si poteva uscire in giardino,capitava che lei si sedesse sul pavimento freddo e si dedicasse,con poco entusiasmo,alla composizione di un puzzle.ogni volta che ne ultimava uno mancava sempre qualche tesserina.per lei era molto fastidioso vedere quello spazio vuoto.era come se osservando l’insieme l’occhio si concentrasse più sugli spazi bianchi che sul resto dell’immagine,composta a fatica.come se l’assenza fosse più evidente della presenza.proprio come capitava adesso che era grande.quando la sua famiglia si riuniva,sentiva ancora più forte la privazione per la mancanza di qualcuno.quando gli spazi a tavola erano occupati da molte persone,le appariva più ingombrante il vuoto incolmabile lasciato da chi non c’era.così il silenzio,al posto delle risate che tanto aveva amato,le sembrava più rumoroso delle voci assordanti dei presenti.anche in quel puzzle di vite,ogni pezzo era unico ed insostituibile.soprattutto quando erano tanti.sapeva che,per riempire gli spazi rimasti vuoti,non sarebbero mai stati abbastanza.dato che era sempre stata incapace di rassegnarsi,oltre che terribilmente impaziente,a scuola aveva poi tentato di completare quei puzzles dai pezzi mancanti.disegnando,ritagliando e colorando i pezzettini con il dettaglio da incastrare.così,pensava allora,i bambini che avrebbero aperto quelle scatole dopo di lei,avrebbero trovato un puzzle completo.inoltre,per ovviare alla noia di comporre sempre la medesima immagine,a casa aveva ideato un puzzle alternativo.aveva disposto a terra,uno accanto all’altro,alcuni fogli bianchi.aveva reso ciascun foglio un frammento del puzzle,disegnando e ritagliando la parte concava e quella convessa,in modo che ogni pezzo si inserisse nell’altro.gli  accostamenti erano molteplici perchè i pezzi di quel puzzle si potevano incastrare più volte tra loro.aveva poi decorato ogni ritaglio in modo differente,utilizzando forme e colori sempre diversi,su entrambi i lati del foglio.il suo puzzle,diversamente dagli altri,realizzava così molti incastri possibili.e quando lo aveva ultimato provava a dare un significato al risultato della combinazione.come quando cercava,ancora oggi,una somiglianza nel profilo delle nuvole o un’interpretazione nel fondo delle tazzine di caffè.ecco,questo sì che l’aveva sempre attratta:scoprire tutte le opportunità possibili,prediligendo poi le alternative  meno scontate.la creatività,l’inventiva,la fantasia l’avevano agevolata,da sempre,nel tentativo di non scoraggiarsi se un puzzle non si completava.o se,una volta portato a termine,l’esito non la soddisfaceva.intanto guardava quei bambini e pensava che erano davvero molto belli.in base ai canoni estetici più tradizionali sembravano degli angioletti dipinti in un quadro ideale,accanto ai genitori altrettanto perfetti.ma lei era ugualmente attratta dai bambini meno composti.da quelli con i lineamenti del viso meno regolari.con le fisionomie più caratteristiche.con un abbigliamento magari trasandato ma più originale.pensava poi a quanto erano meravigliosi i bambini nati da coppie con caratteri somatici tanto diversi.ad esempio da un genitore con la pelle nera e da un altro con la pelle chiara.o,come quella riuscitissima combinazione che tanto amava,la composizione perfetta tra l’incastro di un pezzettino orientale e di uno occidentale.tanto più l’accostamento è inconsueto,pensava,tanto meno il risultato è scontato.e già solo per questo si può considerare decisamente più riuscito.il puzzle che si era costruita a casa era proprio come desiderava:sempre completo,ma con incastri dalle combinazioni inaspettate!magari avesse potuto comporne uno così anche tra i molteplici pezzi della sua vita.in quel puzzle le persone assenti erano sempre più insostituibili.e gli incastri più difficili.tra le persone sempre più sfuggenti.lei sapeva bene cosa significa incastrarsi alla perfezione a qualcuno.è una combinazione rara.che non capita frequentemente.è quando i lati del carattere si congiungono naturalmente.è quando i corpi si sovrappongono completamente.è quando le anime si completano vicendevolmente.è come una magia.straordinaria e irripetibile.che rende la sua vita l’unico pezzo che possa incastrarsi perfettamente nel puzzle della tua.l’incantesimo però può spezzarsi.e questa combinazione ideale non durare per sempre.a volte capita che la tesserina del puzzle,modificandosi un po’,non riesca più ad accostarsi a quella che aveva accanto.ma,con un pò impegno,smussando i propri angoli più spigolosi,la tesserina potrà ancora ricongiungersi all’altra.con un incastro persino migliore di prima.spesso,pensava,è il tempo a modificare le tessere di un puzzle.il tempo che ci cambia un pochino.in qualche modo ci peggiora,smorzando i colori più vivaci e attenuando le forme più originali.ma è proprio grazie al tempo se diventiamo meno fragili e più resistenti.così crescendo ci avviciniamo meno facilmente agli altri,ma possiamo incastrarci meglio a coloro che scegliamo in modo più consapevole e duraturo.non proprio tutto,però,dipende da noi.c’è sempre il caso a determinare la sorte.ormai lo sapeva.il destino che arriva inaspettatamente a scompigliare le tesserine del puzzle.tutti i pezzi dell’esistenza che negli anni aveva tentato di ordinare con accuratezza,pazienza e inutile razionalità.la fatalità che crea confusione nei giorni.disordine nei pensieri.un gran casino nel cuore.un po’ si arrabbiava per questo.perchè gli imprevisti non le erano mai piaciuti.ma poi si ricordava del suo puzzle alternativo.quello che si era costruita da bambina.chissà,magari da piccola aveva presagito che la sua vita sarebbe stata un puzzle dall’esito imprevedibile.di quelli che non annoiano mai.perché regalano sempre l’immagine nuova di un’emozione inaspettata.così,mentre era lì su quel treno,si domandava ancora una volta che cosa le avrebbe riservato il futuro.si ripeteva spesso che il suo puzzle incompleto,tutto sommato,le piaceva anche così com’era.ma sapeva di non poter ignorare la sua costante attesa,in quell’appuntamento imprevedibile con la vita.in cui aveva avuto da sempre la tendenza a colmare gli spazi vuoti.gia’ da bambina,con i pezzi sostitutivi nei puzzles incompleti della scuola.ancora adesso,con gli oggetti con cui riempiva gli armadi,le mensole,le pareti di casa.con le foto che guardava continuamente,nel timore di perdere quelle immagini dalla memoria.con i ciondoli che non toglieva mai,legati persino tra i capelli.con i ricordi delle persone che avrebbe voluto sempre sentire accanto.almeno nel suo cuore,se non era possibile addosso.con la musica con cui cercava di coprire l’assenza di voci in casa.con i rumori nei vicoli su cui si concentrava per riuscire ad addormentarsi,evitando così di ascoltare il frastuono dei suoi pensieri,nel silenzio insonne della notte.con i peluches che ingombravano il letto.che abbracciava forte nel buio per sentirsi meno sola.intanto il bimbo biondo e calmo aveva ultimato il suo puzzle.alzando il viso,si era accorto che lei lo stava guardando.con la cannuccia ancora tra le labbra,le aveva sorriso teneramente.lei aveva ricambiato felice,facendogli l’occhiolino!e aveva interpretato il sorriso dolce di quel bambino come una risposta ai suoi pensieri.come un piccolo segno positivo.come la conferma che un giorno,chissà come,avrebbe trovato quei piccoli pezzettini mancanti che da tanto tempo cercava.per completare,sicuramente in modo inatteso,imprevedibile e inaspettato,il puzzle della sua vita incasinata.così emozionante perché ancora quasi tutta da scoprire.con tanti spazi nel suo cuore ancora da riempire.

18 pensieri riguardo “un puzzle ancora da completare

  1. Bellissimaaaaaa… Mannaggia alla nostra testolina che si concentra sulla tesserina mancante distraendoci dalla bellezza degli altri particolari… Spesso però hai ragione anche se è solo una tesserina a mancare…beh magari è quella più importante, che spezza la bellezza di tutta la totalità.
    In bocca al lupo per la realizzazione del tuo puzzle… Ti auguro d’incontrare sempre persone disposte a “smussare gli angoli” pur di entrare a far parte del tuo disegno.

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  2. Queste tue pagine mi hanno fatto r a b b r i v i d i r e. Hai una penna straordinaria. Un modo cosi’ plastico di descrivere oggtti e sentimenti. Questa pagina e’ alta letteratura, e non lo dico per farti piacere. E’ la verita’. Ho sempre molto apprezzato i tuoi post su FB, perche’ dietro la leggerezza dello stile, spesso canzonatorio e dissacrante, c’e’ sempre un substrato di profonda riflessione e capacita’ di osservazione, poco comuni in questi tempi di consumismo fast and nasty. Continua a scrivere a ruota libera, di tutto cio’ che occupa anche solo per brevi momenti la tua mente o il tuo cuore. Come niente ti potresti trovare davanti a un libro che parla di te, della tua bella natura, dei tuoi desideri, delle tue aspirazioni,delle tue fragilita’ che hanno un afflato universale. Ho notato la delicatezza con cui parli dei bambini immigrati, non e’ una qualita’ molto comune soprattutto tra i giovani come te. Mi piace quel tuo soffermarti su piccoli dettagli e conferire valore anche a cose che possono sembrare banali. Sei ricchissima dentro e sei contagiosa. In piu’ possiedi un originale senso dello humor insieme a una non comune capacita’ di ridere di te, di metterti continuamente in gioco con una sincerita’ disarmante. E’ un mix vincente. Queste pagine non hanno nulla da invidiare ai migliori dei nostri scrittori contemporanei.Ti abbraccio, Paoletta, e ti dico GRAZIE per avermi passato queste belle emozioni.

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  3. Queste tue pagine mi hanno fatto r a b b r i v i d i r e. Hai una penna straordinaria. Un modo cosi’ plastico di descrivere oggetti e sentimenti. Questa pagina e’ alta letteratura, e non lo dico per farti piacere. E’ la verita’. Ho sempre molto apprezzato i tuoi post su FB, perche’ dietro la leggerezza dello stile, spesso canzonatorio e dissacrante, c’e’ sempre un substrato di profonda riflessione e capacita’ di osservazione, poco comuni in questi tempi di consumismo fast and nasty. Continua a scrivere a ruota libera, di tutto cio’ che occupa anche solo per brevi momenti la tua mente o il tuo cuore. Come niente ti potresti trovare davanti a un libro che parla di te, della tua bella natura, dei tuoi desideri, delle tue aspirazioni,delle tue fragilita’ che hanno un afflato universale. Ho notato la delicatezza con cui parli dei bambini immigrati, non e’ una qualita’ molto comune soprattutto tra i giovani come te. Mi piace quel tuo soffermarti su piccoli dettagli e conferire valore anche a cose che possono sembrare banali. Sei ricchissima dentro e sei contagiosa. In piu’ possiedi un originale senso dello humor insieme a una non comune capacita’ di ridere di te, di metterti continuamente in gioco con una sincerita’ disarmante. E’ un mix vincente. Queste pagine non hanno nulla da invidiare ai migliori dei nostri scrittori contemporanei.Ti abbraccio, Paoletta, e ti dico GRAZIE per avermi passato queste belle emozioni.

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  4. E se invece di quel puzzle mancante provassimo a concentrarci allo splendore che c’è attorno ad esso? Di solito i puzzle sono molto belli, estremamente scenografici, un buco nel paesaggio non deve distrarci dalla bellezza della totalità…..tutto ciò che c’è attorno a quel pezzo mancante, è magnifico, è tangibile, lo possiamo osservare nella sua magnificenza….a volte ci distraiamo per “piccole” cose e permettiamo che esse offuscano la nostra vista da ciò che c’è intorno….che è magnifico.

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